Ultima scena, schermo nero, titoli di coda.
Immediati, pochi ma abbastanza da farsi sentire, partono i 'buuu'.Altrettanto veloci, sinceri e convinti, partono gli appalusi.È stato accolto così, alla sua anteprima per la stampa, "Paperboy" del regista Lee Daniels (quello di "Precious") e ritorno al cinema di Nicole Kidman. Chi scrive, tanto per essere chiari, era tra chi applaudiva con maggiore vigore. Vigore e, finalmente, stupore. Sì perché questo Cannes, fino ad ora, è stato parco di sorprese e
capolavori e a due giorni dalla fine nessuno è ancora riuscito a insidiare il primato di "Amour" nella corsa alla Palma.Così "Paperboy" risulta come una ventata di aria fresca, nuova, frizzante.
Nella Luisiana del 1969 ci sono un delitto senza colpevole, uno psicopatico condannato a morte ma forse innocente, una coppia di giornalisti intenzionati a scoprire la verità, un giovane nuotatore in cerca della sua strada e una pin up un po'acciaccata. In mezzo
tantissima violenza, sesso ("Paperboy" mette a segno una delle più perverse, erotiche e volgari scene di sesso di sempre), alligatori squartati, conflitti razziali, omosessuali masochisti, paludi desolate e una colonna sonora travolgente. Non si capisce come, ma il mix sta in piedi e funziona bene, aiutato anche da una regia citazionista che copia senza risparmiarsi dagli anni '70 usando split screen e dissolvenze incrociate come se
piovesse. Il risultato è divertente, colorato, senza paura di cambiare registro e tono, capace di saltabecare agilmente dalla commedia nera al dramma,dal giallo alla storia d'amore, senza fermarsi mai, senza paura di
esagerare ( e lo fa spesso), mettendo troppa carne al fuoco in un gioco che più ce n'è meglio è.
Insomma non so come dirlo: "Paperboy" è bellissimo. Anche se un sacco di gente dice di no.
Voto 7
Fonte: it.cinema.yahoo.com
